
«L'emergenza abitativa rischia di affondare Venezia»
Per mettere freno alla corsa impazzita del mattone l'Asc propone progetti di edilizia residenziale
Se l'esodo della popolazione è un grave problema per Venezia, l'emergenza più acuta, più ancora dell'invasione turistica e del moto ondoso, del degrado ambientale provocato da un secolo di devastazione della laguna e aggravato ulteriormente dalla grande opera Mose, è il problema della casa. I costi delle abitazioni sono diventati insostenibili per i residenti, gli sfratti si sono moltiplicati mentre tante case diventano locande e bed&breakfast. Negli ultimi anni, secondo l'Osservatorio Casa del Comune qualche migliaio di appartamenti del centro storico sono stati trasformati in alloggi per turisti. E ogni anno partono migliaia di nuove domande di cittadini veneziani che chiedono una casa pubblica. Ad accrescere le difficoltà di chi vive a Venezia, si aggiunge il degrado annunciato delle abitazioni con alti costi di manutenzione di case vecchie e malandate con problemi dovuti all'umidità.
Questa emergenza è stata affrontata dall'ASC che dopo una sperimentazione di autorecupero delle case occupate e degli spazi cittadini nel centro storico (riconosciuta a livello internazionale e dalla facoltà architettura attraverso il progetto Rebiennale) ha messo in cantiere e proposto un progetto pilota alla città e agli enti di gestione dell'edilizia residenziale, ATER. La realtà in cui si muove l'ASC con i cantieri sociali è un territorio oggetto di investimenti che privilegiano un elevato tasso di incremento in tempi brevi. Venezia sta subendo in pieno la crisi. Non si risponde ai bisogni degli abitanti e alle necessità di innovare e trasformare l'economia del turismo e della produzione artistica e culturale a cui il turismo in questa città è legato e questo diventa un meccanismo che distrugge le città e che porta all'abbandono, che rende gli spazi urbani prodotti standard dove si concentrano gli affari del turismo, un grande centro commerciale dove vendere prodotti culturali per tutti i gusti, dalla boutique grandi firme alla multinazionali del fast food, dalla bancarelle di paccottiglie made in Taiwan alla mostra d'arte contemporanea promossa dalla holding finanziaria di Pinault a Punta della Dogana.
La città diventata prodotto finanziario è stata espropriata ai suoi abitanti, ai cittadini, al patrimonio pubblico che si sta consumando senza prospettive mentre le sue infrastrutture e le sue reti sociali sono vitali per le imprese e per il mercato. Global Beach, nata e proposta dalle realtà cittadine, è anche un occasione per ragionare sull'economia del turismo che integri la questione della sostenibilità ambientale ed energetica e delle risorse, che valorizzi la coesistenza sociale, che affronti i costi della mobilità e dei mezzi pubblici con l'innovazione invece della messa in saldo dei prodotti nella città-vetrina e dei grandi cantieri che devastano il tessuto urbano.
*Cantieri sociali di autorecupero e autocostruzione
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