domenica 2 agosto 2009

LA CITTÀ, LA CRISI, IL COMUNE



«L'emergenza abitativa rischia di affondare Venezia»


Per mettere freno alla corsa impazzita del mattone l'Asc propone progetti di edilizia residenziale
Se l'esodo della popolazione è un grave problema per Venezia, l'emergenza più acuta, più ancora dell'invasione turistica e del moto ondoso, del degrado ambientale provocato da un secolo di devastazione della laguna e aggravato ulteriormente dalla grande opera Mose, è il problema della casa. I costi delle abitazioni sono diventati insostenibili per i residenti, gli sfratti si sono moltiplicati mentre tante case diventano locande e bed&breakfast. Negli ultimi anni, secondo l'Osservatorio Casa del Comune qualche migliaio di appartamenti del centro storico sono stati trasformati in alloggi per turisti. E ogni anno partono migliaia di nuove domande di cittadini veneziani che chiedono una casa pubblica. Ad accrescere le difficoltà di chi vive a Venezia, si aggiunge il degrado annunciato delle abitazioni con alti costi di manutenzione di case vecchie e malandate con problemi dovuti all'umidità.
Questa emergenza è stata affrontata dall'ASC che dopo una sperimentazione di autorecupero delle case occupate e degli spazi cittadini nel centro storico (riconosciuta a livello internazionale e dalla facoltà architettura attraverso il progetto Rebiennale) ha messo in cantiere e proposto un progetto pilota alla città e agli enti di gestione dell'edilizia residenziale, ATER. La realtà in cui si muove l'ASC con i cantieri sociali è un territorio oggetto di investimenti che privilegiano un elevato tasso di incremento in tempi brevi. Venezia sta subendo in pieno la crisi. Non si risponde ai bisogni degli abitanti e alle necessità di innovare e trasformare l'economia del turismo e della produzione artistica e culturale a cui il turismo in questa città è legato e questo diventa un meccanismo che distrugge le città e che porta all'abbandono, che rende gli spazi urbani prodotti standard dove si concentrano gli affari del turismo, un grande centro commerciale dove vendere prodotti culturali per tutti i gusti, dalla boutique grandi firme alla multinazionali del fast food, dalla bancarelle di paccottiglie made in Taiwan alla mostra d'arte contemporanea promossa dalla holding finanziaria di Pinault a Punta della Dogana.
La città diventata prodotto finanziario è stata espropriata ai suoi abitanti, ai cittadini, al patrimonio pubblico che si sta consumando senza prospettive mentre le sue infrastrutture e le sue reti sociali sono vitali per le imprese e per il mercato. Global Beach, nata e proposta dalle realtà cittadine, è anche un occasione per ragionare sull'economia del turismo che integri la questione della sostenibilità ambientale ed energetica e delle risorse, che valorizzi la coesistenza sociale, che affronti i costi della mobilità e dei mezzi pubblici con l'innovazione invece della messa in saldo dei prodotti nella città-vetrina e dei grandi cantieri che devastano il tessuto urbano.
*Cantieri sociali di autorecupero e autocostruzione

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